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Una riflessione che parte da un fatto apparentemente banale, come può esserlo il furto di un'altalena al parco Farroupilha in Q4

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L’altalena rubata e… l’istinto di sopravvivenza della specie.  

Può sembrare banale, anzi a prima vista sicuramente lo è, dedicare una notizia al furto di un’altalena al parco Farroupilha, nel quartiere Q4. Con tutto quello che succede in giro, ci vogliamo stare a preoccupare di un’altalena? Me lo sono chiesta perché l’argomento si presta alla classica scrollata di spalle, in segno di disapprovazione e non solo; una scrollata di quelle tipiche del cittadino medio, che oramai è avvezzo a questo malcostume, a tal punto che si è rassegnato, come dire: che ne vogliamo pure stare a parlare?  Ecco, forse per questo aspetto l’argomento, se pur banale, assume una luce un po’ diversa che merita secondo me qualche riga d’attenzione su questo Portale.

Ci siamo davvero abituati? E fino dove arriva questa nostra “abitudine”?

Da anni il parco Farroupilha è oggetto di saccheggio e vandalismo. Stamattina è sparita l’ennesima altalena, ma non dimentichiamo i giochi vandalizzati, i pali della recinzione rubati ad uno ad uno, gli alberi divelti per il gusto di distruggere e il tentativo di accendere il fuoco, per non parlare della continua manomissione di giochi che potrebbero diventare molto pericolosi per i bambini, se non fosse per il controllo attento della ragazza che gestisce il chiosco bar, che con stoica pazienza continua a mantenere pulito ed ordinato uno spazio che diversamente sarebbe tornato al degrado totale. Senza voler esagerare Susanna, questo è il suo nome, e suo padre che l’aiuta, sono davvero impagabili.

In ogni modo le segnalazioni per denunciare questi episodi sono state inoltrate più volte a chi di competenza, lo sanno pure le pietre di quel parco. Purtroppo però le azioni sono continuate, a fasi alterne, e i cittadini si sono rassegnati a convivere con questa realtà, tanto che oggi non hanno più neanche voglia di farle le segnalazioni.  Ecco, questo è il danno peggiore che si è prodotto in questa città, ed è in questo che si ravvisa tutta la gravità della situazione:  ormai si è innescato un processo che definirei naturale, del tutto simile a quello di alcuni animali allevati in cattività che finiscono per sviluppare una sorta di adattamento all’ambiente ostile, per puro istinto di sopravvivenza.  Allora, l’ennesimo furto di un’altalena, al quale nessuno vuole fare più caso, perde secondo me l’accezione di un banale episodio e finisce col rappresentare il campanello d’allarme che qualcosa si è rotto, un campanello che suona da tempo e che nessuno vuole ascoltare.

Anche da questi piccoli fatti possiamo cogliere messaggi di più ampio respiro, perciò spero che mi scuserete e che comprenderete perché mi sono ispirata al furto di un’altalena per avviare questo genere di riflessione, denunciando la gravità di quanto sta accadendo. Si è rotto il rapporto tra cittadino e istituzioni per esempio, il senso della legalità e con esso la fiducia, per non parlare del senso della comunità e dei beni che sono di tutti.

Così la scrollata di spalle del cittadino medio rappresenta ora, oltre alla rassegnazione, il gesto simbolico con il quale cerchiamo di scrollarci di dosso la realtà, per continuare ad andare avanti suo malgrado.  Bisognerebbe ragionare su questo, cittadini e rappresentanti delle istituzioni insieme, perché, come accade nel regno animale, si sa che ogni adattamento implica poi in una specie delle mutazioni genetiche quasi irreversibili, che difficilmente si riuscirà a correggere se non si interviene in tempo.

Francesca Suale



Inviato da Baol il 7/6/2012 18:00:55 (915 letture) :: Pagina stampabile

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