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MarmaLT
Inviato il: 29/9/2008 16:30
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Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

Ho trovato questo articolo su "Il Caffè", non quello a noi più noto e locale, ma un 'caffè svizzero' normalmente non buono...ma questo credo certo migliore di molti nostri caffè...

Nella Lettera pastorale moniti e consigli di monsignor Grampa, Vescovo di Lugano, su come toccare il cuore dei fedeli

C’è il senso forte dell’evangelizzazione, sin dal titolo: "Andava di villaggio in villaggio", c’è il bisogno di una Chiesa sobria e ancora più vicina al cuore dei fedeli. Ma c’è anche un forte richiamo ai parroci per le chiese "trasformate in bazar" e per le omelie spesso, troppo spesso "poco significative e prolisse" che lasciano indifferenti chi partecipa alla messa. L’ultima Lettera pastorale del vescovo Pier Giacomo Grampa, il segno, invece, nelle parrocchie lo ha lasciato, con l’invito ai preti a migliorare le loro omelie, ad aggiornare la loro preparazione bibblica e a stare anche più attenti a gli arredi delle loro chiese. Prima ancora della recente presa di posizione della Conferenza episcopale sul testamento biologico e gli aiuti alle famiglie, e alla vigilia del sinodo dei Vescovi, la Pastorale di monsignor Grampa spazia a tutto campo sui problemi più delicati indotti dalle trasformazioni sociali, toccando anche alcuni nervi scoperti come quello del coivolgimento diretto dei fedeli alla vita della Chiesa.  Nello stile accorato del presule, in cui riemerge a tratti il sanguigno don Mino, scrive il vescovo:"Le lamentele da parte dei fedeli sono sempre maggiori e non di rado del tutto fondate. Troppe omelie sono poco significative, prolisse, lontanissime dalla vita delle persone che si hanno dinnanzi. Consiglierei ai confratelli di guardare in viso, ovunque possibile, coloro che stanno ascoltando la loro omelia. Temo che troppi non lo facciano mai. Diversamente si accorgerebbero che tante persone, spesso, sembrano di seguire, ma in realtà stanno pensando ad altro". Nella Pastorale, ricca d’acute riflessioni sulla famiglia, "l’emergenza educativa" e di aperture - contrassegnate anche da costanti richiami al cardinale Martini - su cui il Caffè tornera nelle prossime edizioni, monsignor Grampa non si limita di certo solo a "strigliare" i parroci. Dà loro anche dei consigli pratici su come prepare bene l’omelia. Leggendo, innazitutto sin dall’inizio della settimana i testi della domenica successiva, per cogliere con l’aiuto di sussidi esegetici - suggerisce - il messaggio del testo, solo così esso si schiuderà in tutta la sua ricchezza. Evitando pure di affidarsi ad uno schema: "La famosa scaletta è operazione rischiosa se non temeraria. Ci espone a ripetizioni noiose per gli ascoltatori, mentre la stesura completa dell’omelia aiuta a fissare i messaggi, pochi ed essenziali, che vorremmo trasmettere". Se si riesce a leggere direttamente il testo tanto meglio, altrimenti avendolo comunque sotto gli occhi si eviteranno divagazioni ripetive, dando la sensazione a chi ascolta di non riuscire a concludere: "Come un aereo che non è in grado di atterrare e moltiplica i giri a vuoto". Ultima raccomandazione, la brevità: "Non superare otto, dieci minuti - avverte -. Quante cose si possono dire, se ben preparate, in questo tempo". Ma l’appello ai parroci non si ferma qui, qualche pagina più avanti il vescovo nota amaramente: "Andando in visita pastorale ho dovuto constatare che troppe chiese vengono trasformate in bazar con la presenza di statue devozionali di dubbio gusto, fiori artificiali, lumini elettrici ed oggetti che fano a pugni con l’essenzialità del culto cattolico". Invoca, inoltre, anche maggior rigore e rispetto per la mensa eucaristica:"Non deve divenire la dispensa su su cui si colloca tutto:ampolline, salavietta lavamani, libri diversi, fiori e candelabri".

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MarmaLT
Inviato il: 1/10/2008 14:31
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Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

 Scusate se torno sul tema, ma credo che ciò che suscita in me tanto interesse è la 'distrazioen con cui i fedeli seguono le omelie'... sarebbe utile provare a fare una indagine all'uscita delle Chiese per capire quanto è stato forte il messaggio del sacerdote celebrante.... L'importante è che si sia su un percorso di ritorno ad una Chiesa 'normale'. Segue da "IL CAFFE"

Saper rileggere i Vangeli sotto la luce dell’attualità
Come farsi ascoltare e capire dal pulpito
di Ezio Rocchi-Balbi
"Spesso i parroci usano, per le loro omelie, linguaggi incomprensibili ai fedeli; come se le recitassero in latino a una platea che il latino non lo conosce". Dario Robbiani, esperto di comunicazione, va subito al dunque commentando la Lettera pastorale di Monsignor Grampa proprio sul punto in cui affronta il tema "come comunicare".  Il vescovo non sprona di certo i sacerdoti ad emulare Papa Benedetto XVI, che dedica gran parte del suo tempo a preparare discorsi e omelie, ma invita almeno a seguire i suggerimenti del Cardinale Martini, che prima di tutti aveva intuito quanto fosse importante adeguarsi alle regole della comunicazione moderna anche per quanto riguarda proselitismo e diffusione della fede. "La comunicazione non è solo questione di parole da usare, ma anche di carisma e il cardinale Martini ne aveva eccome – aggiunge Robbiani, che un anno fa ha gestito un corso ad hoc per un centinaio di sacerdoti ticinesi proprio su richiesta del vescovo -. Tra i problemi c’è il fatto che le prediche sono costantemente impostate sul Vangelo, senza neanche fare lo sforzo di adattare almeno l’argomento all’attualità, ai problemi quotidiani dei fedeli". Carisma e sintonia con il vissuto dei fedeli, dunque. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Certo, però che alcuni suggerimenti del Vescovo, come quello di evitare delle "scalette" in cui si perde il filo del discorso, possono tornare molto utili a parroci. Così come la raccomandazione al Centro di Liturgia, alla Commissione permanente per la formazione del clero e al Coordinamento della formazione biblica affinché pensino a delle opportunità formative per migliorare la preparazione e le omelie dei presbiteri.



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MarmaLT
Inviato il: 15/10/2008 14:43
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Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

 Cercherò di seguire questo nuovo persorso d'analisi che affronta il tema del 'ritorno ad una chiesa normale'.

Sul sinodo dei vescovi la svolta restauratrice della Chiesa
Sotto la tutela religiosa del Vaticano  di  Franco Zambelloni

Sono in molti, in Italia, (s’intende: molti dei pochi laicisti che rimangono) a chiedersi se lo Stato e la politica italiana possano ancora sottrarsi all’amorevole tutela del Vaticano. Ovviamente la Chiesa non ha potere istituzionale per dettare all’autorità politica il suo volere: lo fa indirettamente, orientando le masse nelle scelte elettorali, intervenendo di continuo su questioni che concernono la regolamentazione della vita civile, accordando o togliendo il suo appoggio ai politici a seconda che si accodino oppure no alla volontà dichiarata delle gerarchie ecclesiastiche. Già Mussolini aveva capito che l’appoggio della Chiesa gli era necessario per consolidare il suo potere: per questo fu salutato dal Papa di allora come “l’uomo della Provvidenza” (*). I politici italiani d’oggi seguono la stessa strategia: molti fanno a gara per partecipare alle riunioni annuali di Comunione e Liberazione; il presidente dei Democratici di Sinistra presenzia alle cerimonie per la beatificazione del fondatore dell’Opus Dei; Giovanni Paolo II° viene invitato a parlare ai parlamentari italiani direttamente dalla tribuna di Montecitorio; Berlusconi, rieletto presidente del Consiglio, si affretta a correre in Vaticano e ad assicurare a Benedetto XVI° che il nuovo governo “sta dalla parte della Chiesa”, con un appoggio che va dal finanziamento statale alle scuole cattoliche al sostegno alla famiglia, ai temi etici controversi.

La Chiesa sa bene che, malgrado l’87,7% degli italiani si dichiari cattolico, i praticanti sono soltanto il 36% (così nel 2006): ma sa anche che, benché le chiese siano spesso semi deserte durante le funzioni religiose, quando si tratta di votare in occasione di una consultazione popolare o di un’elezione una gran massa elettorale può essere mobilitata secondo i suggerimenti, più o meno palesi, della Chiesa. Certi scontri su temi come la fecondazione assistita, la pillola abortiva, le unioni di fatto sono anche occasioni per saggiare la propria forza politica.

La “sana laicità” di Benedetto XVI°. Le simpatie di Papa Ratzinger per una tendenza conservatrice o restauratrice si manifestano anche nella sua concezione dei rapporti tra Chiesa e Stato. Sulla questione della laicità il suo pensiero mostra tentazioni di ritorno a posizioni anteriori a quelle del Concilio Vaticano II, che per la prima volta aveva riconosciuto nella laicità un valore positivo. Ovviamente il processo di restaurazione è cauto e per gradi: come per il ritorno alla celebrazione della messa in latino, che per ora non è prescritto ma solo “consentito”, e però poche settimane fa Ratzinger ha magnificato davanti al clero di Francia la superiorità di questa forma liturgica. Così anche per la questione della laicità: nel 2005, parlando all’allora presidente della Repubblica Ciampi, Benedetto XVI° riconosceva come “legittima” “una sana laicità”. Bisogna fare attenzione al sottile “distinguo”: legittima non è la laicità in quanto tale, ma solo una laicità “sana”. Che sarebbe?

Già nel 2001, quando ancora era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il Cardinale Ratzinger spiegava al quotidiano Le Figaro che “se la laicità vuole significare che nella vita pubblica non c’è posto per Dio, questo è un grande errore”. Sono affermazioni sfumate, come si vede, che lasciano un ampio margine di ambiguità. Che cosa significa riconoscere un posto per Dio nella vita pubblica? Significa chiedere al Vaticano se è giusto o no legalizzare il divorzio o l’aborto? Si sa che la Chiesa tentò con tutte le sue forze e con quelle del partito che allora era suo, la DC, di bloccare una soluzione in questo senso. E poi, quale Dio deve avere un posto nella vita pubblica? La domanda sarebbe superflua se ci fosse un Dio solo, ma nelle diverse culture ne esistono molti, e ciascuno ordina - per bocca dei suoi sacerdoti - cose anche molto differenti.

Sempre sul filo di questa ambiguità il Pontefice si è espresso in occasione della sua ultima visita in Francia. Durante il ricevimento all’Eliseo ha ribadito che il grande contrasto di oggi è la contrapposizione tra “religione e laicismo”: ha poi aggiunto, senza però chiarire, che esiste una “laicità positiva”, certamente apprezzabile. Di nuovo: quando è “positiva” la laicità? Cerchiamo di capirlo alla prova dei fatti: una laicità che ammetta il diritto al divorzio non è positiva; non lo è quella che accetta una qualsiasi unione tra persone che si amano, al di fuori dell’“istituzione naturale del matrimonio”; non lo è neppure quella che accetta una richiesta di eutanasia da parte di un malato in condizioni disperate; né quella che ritiene lecita la fecondazione assistita; né quella che legittima l’aborto terapeutico… Di fronte a questa pioggia di intransigenze, la conclamata disponibilità al dialogo suona un po’ così: “Vieni, parliamone e ammetti finalmente che ho ragione io”.  Un dialogo difficile. Già, il “dialogo”: è davvero possibile quando uno degli interlocutori ritiene di possedere una verità assoluta, indiscutibile, non soggetta alla verifica della ragione e della scienza? Quanto ciò sia difficile lo si vede già con i tentativi di ecumenismo voluti da Giovanni XXIII° e poi reiterati sempre più stancamente dai pontefici successivi: l’abbraccio ecumenico risulta inconcludente persino tra le diverse chiese cristiane, che pure si riconoscono in un Dio approssimativamente identico. E lo si vede da tanti segni di rifiuto, piccoli o grandi: come i recenti rinnovati divieti all’ordinazione sacerdotale delle donne e i rimproveri alle Chiese che la ammettono; o come la sdegnata reazione di Benedetto XVI° nel gennaio di quest’anno, quando alcuni docenti e studenti de “La Sapienza” di Roma vollero esprimere il loro dissenso dal fatto che un Papa dichiaratamente contrario alla sperimentazione scientifica fosse invitato ad inaugurare l’anno accademico. Lo stesso Governo italiano ritenne allora di dover precisare che nessuno aveva suggerito al Papa di non presentarsi “per motivi di sicurezza”, contrariamente alla voce messa in giro dal Cardinal Bagnasco e dalla stampa cattolica. Una rettifica simile andrebbe fatta anche per il caso, per certi versi analogo, delle visite pastorali del Vescovo Grampa nelle scuole ticinesi. Nessuno gli ha negato l’accesso: in alcuni casi gli è stato solo chiesto di effettuare la visita non negli orari scelti da lui, ma in altri che avrebbero interferito di meno con il normale svolgimento dell’attività scolastica. La scuola pubblica ha così manifestato una volontà di dialogo intesa a rispettare le parti e gli obblighi reciproci. Ma un simile senso del dialogo sembra essere proprio solo del laicismo, come spiegava Norberto Bobbio: “Lo spirito laico non è esso stesso una nuova cultura, ma è una condizione per la convivenza di tutte le possibili culture […]. Quando diciamo che un intellettuale è laico non intendiamo attribuirgli un determinato sistema di idee ma che non pretende che gli altri la pensino come lui e rifiuta il braccio secolare per difenderlo”.
Il Caffè - Edizione 12.10.2008

(*) PIO XI° che trovò nel successivo Papa Pacelli – PIO XII° - la sua continuità , oggi difeso con fermezza da Benedetto XVI°, dall’accusa di indifferenza alla persecuzione ebraica.

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renatosd
Inviato il: 4/12/2008 13:06
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Da: q5
Messaggi: 1111
Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

Be' parlare oggi di ritorno ad una Chiesa 'normale è davvero difficile:

due episodi a catena uno più grave dell'altro:

1) il Vaticano si oppone alla depenalizzazione internazionale del "reato" (???) di omosessualità, avallando con ciò la tortura e la messa a morte che viene fatta in tanti paesi del mondo e sancendo un principio aberrante, gravissimo in ogni caso e quale che sia la pena, per volontà divina.

A tal proposito cito un passo che abbiamo pubblicato sul nostro sito:

 "Passi -anche se non dovrebbe- la crociata contro il riconoscimento giuridico e civile dell'amore omo, passi l'avversione all'adozione da parte di coppie dello stesso sesso, quello che non può passare è sostenere, come avviene con le scelte concrete e le dichiarazioni rilasciate in queste ore, che è meglio vederli penzolare in Iran, magari diciottenni, piuttosto che sposati e felici in Spagna .... Dunque la paura della Santa Sede è chiara: la depenalizzazione degli omosessuali potrebbe trasformarsi in apripista per impegni globali al riconoscimento giuridico delle coppie omosex. Alla luce di questa preoccupazione, il Vaticano è disposto a tutto, anche ad accettare che si continui, nelle diverse latitudini e nei diversi paralleli, a massacrare, perseguitare, incarcerare e uccidere chi è reo di praticare "l'amore contro natura".

 .... e non è tutto ...

2) il 2 dicembre il Vaticano ha confermato il suo rifiuto a firmare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, lo ha fatto solo perché nel testo manca un esplicito riferimento all'aborto. Anche qui cito un passo che abbiamo pubblicato sul nostro sito:

il trattato prevede che i 192 paesi che l'hanno adottato e ratificato dovranno dotarsi di leggi che «proibiscono la discriminazione in base a handicap fisici o mentali» e dovranno eliminare quelle discriminatorie eventualmente ancora vigenti. I governi inoltre dovranno «combattere gli stereotipi e i pregiudizi contro i disabili» e «promuovere la consapevolezza delle potenzialità dei disabili e delle loro possibilità di contribuire alla società». Infine, si dovrà tutelare «il diritto alla vita dei neonati disabili» e garantire che non vengano mai sottratti ai loro genitori. Ma per il Pontificio evidentemente sono norme di poco conto se paragonate alla crociata anti abortista.

 renato malinconico




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La stupiditą e la disonestą dei nostri nemici non deve essere una giustificazione della nostra cecitą (Lev Trotsky)

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MarmaLT
Inviato il: 4/12/2008 16:45
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Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

Caro Renato... il mio è un anelito, frutto di alcune constatazioni. Come credente aspetto quel tempo del 'ritorno ad una Chiesa normale' che ha volte si manifesta con segnali di prossima venuta, altre volte - per vicende come quelle che tu rappresenti ed altre che leggo da atti ufficiali - lo vedo lontano e improbabile, quasi come un miraggio... ma la fede di quel 'ritorno alla normalità' - per me intesa come cura delle anime - è una delle tre virtù, con la speranza e , la maggiore virtù, la carità... per cui stiamo a segnalarne i passaggi, positivi, come quelli che ci giungono dalle periferie ed altri dal Centro abbastanza oscurantisti.  Non sono un profeta, Renato, ma sento che è giunto un altro 'uomo della provvidenza' ed un altro PIO XI... si accorderanno, o meglio si 'concorderanno' vedrai... ma Cristo in tutto questo non c'azzecca nulla, grazie a Dio.  Intanto, caritatevolmente, sopportiamo quello che accade.



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Kla
Inviato il: 8/12/2008 18:00
Utente
Registrato: 24/11/2005
Da: Latina
Messaggi: 1672
Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'

Mario, giusto dire sopportiamo ma nel contempo non supportiamo alcune ultime e ottuse prese di posizione della chiesa.

"Noi saremo peccorelle smarrite ma loro sono così SICURI di conoscere la strada?" (citazione di Luciana Litizetto).

salutoni




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Kla >))°> J

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peppegasba
Inviato il: 30/12/2008 18:25
Registrato: 17/2/2006
Da:
Messaggi: 2
Re: Il ritorno ad una Chiesa 'normale'


Allegato: Poesia_-Guido_Ceronetti.doc


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Peppe



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