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Autore Discussione
Anonimo
Inviato il: 6/9/2009 21:01
Re: Qualche riflessione
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Kla
Inviato il: 24/9/2009 7:53
Utente
Registrato: 24/11/2005
Da: Latina
Messaggi: 1672
Re: Qualche riflessione
 
Altro che cattocomunisti !
Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi, fa affari con Comunione e liberazione?
Dopo quanto rivelato da il quotidiano "Il Fatto" ieri la Presidenza del Consiglio tenta di smentire ma il quotidiano puntualizza che Gianni Letta resta indagato.
Nel frattempo la RAI e MEDIASET praticamente tacciono.
DA NUOVASOCIETA'.IT:
"Cento mila copie esaurite nelle edicole alle 9 di ieri mattina, ha dovuto ristampare 50.000 copie diffuse, però, solo di Milano dopo le 14: è stato un successo il primo numero de Il Fatto diretto da Antonio Padellaro. Al punto che per oggi ne sono state stampate 250.000, in pratica il triplo delle 85.000 copie annunciate dall'editore come tiratura iniziale.
A contribuire al "lancio" anche lo scoop che apriva il numero di ieri e che annunciava che il "grande mediatore" della politica italiana, Gianni Letta, sarebbe indagato da dieci mesi, senza che la notizia sia mai comparsa sui giornali. 
Secondo il quotidiano di Padellaro, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sarebbe indagato per "abuso, truffa e turbativa d'asta" in un fascicolo che riguarda i Centri d'accoglienza, rimpallato tra due Procure e poi inviato dalla Cassazione a Lagonegro, dove c'è un solo giudice per molti processi. Letta, secondo quanto scritto da Peter Gomez e Marco Lillo nell'articolo, avrebbe favorito la holding di cooperative legata a Comunione e Liberazione "La Cascina" nell'appalto per un centro di assistenza per richiedenti asilo a Policoro, in provincia di Matera. Varie informative lo accusano, assieme al capo dl dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni Mario Morcone, e alcuni dirigenti de "La Cascina": una holding di cooperative da 200 milioni di euro di fatturato, che oggi controlla ospedali, hotel a 4 stelle e ristiranti di grido.
Si attendono, in giornata, le reazioni dello stesso Letta e dei palazzi della politica, tenendo conto che proprio a casa Letta si è tenuto, l'altro giorno, l'incontro per attenuare le tensioni tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, che scuotono il Pdl.
Tutto comincia quando il pm Henry John Woodcock si mette a lavorare su una presunta organizzazione specializzata nell'aggiudicarsi commesse pubbliche truccando le gare. Gli investigatori intercettano e pedinano i fratelli Angelo e Pierfrancesco Chiorazzo, dirigenti de La Cascina e di altre società. E quasi subito scoprono che i due, visti i 74 milioni di debiti con il fisco che hanno messo la colding ciellina alle corde, stanno tentando di accaparrarsi gli appalti per i centri di assistenza ai rifugiati grazie a Gianni Letta. Così Angelo Chirazzo si incontra con Letta a Palazzo Chigi per ben 4 volte. Dopo di che - grazie anche al prefetto Morcone che si è subito messo a disposizione di Letta - arrivano finalmente i risultati: un bell'appalto da un milione e 170 mila euro, destinato alla cooperativa Auxilium di Senise presieduta da Pierfrancesco Chiarazzo, per aprire un nuovo Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) a Policoro, in provincia di Matera.
Il tutto nonostante nessuno abbia verificato se la struttura fosse in possesso di tutti i requisiti necessari, e per verificare la sicurezza e la salubrità dei luoghi. Solo il prefetto Monteleone di Matera, un giorno prima dell'apertura della struttura sguinzaglia una sua delegazione per controllare: ed emerge che la struttura può ospitare solo 107 persone, anzichè le 210 previste all'assegnazione. Ora sarà il pm Francesco Grego della Procura di Lagonegro a decidere. Ma secondo colui che per primo ha lavorato al caso, Woodcock, non è stato rispettato l'obbligo di chiedere almeno 5 preventivi prima di assegnare una appalto milionario.
E' arrivata, dopo un'intera giornata, soltanto alle 18 di ieri pomeriggio, la replica di Palazzo Chigi. Eccola: "In relazione alle indiscrezioni pubblicate questa mattina sul primo numero de "Il Fatto Quotidiano" la Presidenza del Consiglio precisa quanto segue: "In data 11 agosto 2009 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, ha definitivamente archiviato il procedimento a carico del sottosegretario Gianni Letta giudicando del tutto inesistenti le ipotesi di reato formulate".
"Dal complesso degli atti esaminati - continua la nota - legge a pagina 2 del provvedimento, non emerge alcun elemento relativo alla sussistenza degli estremi richiesti dalla giurisprudenza per la sussistenza del delitto di cui all'art. 416 c.p.. Per quanto riguarda poi il presunto abuso d'ufficio, a pagina 4 dello stesso provvedimento, si legge testualmente: 'l'ipotesi di reato prospettata dalla P.G. appare, pertanto, destituita di ogni fondamento". "La stessa identica conclusione - conclude la nota di Palazzo Chigi - per le altre supposte ipotesi di reato. La 'conseguente restituzione degli attì alla procura di Potenza e la successiva trasmissione alla procura di Lagonegro da parte della Procura Generale della Cassazione nulla aggiunge al merito ed è legata a ragioni procedurali. Non è neppure vero che la notizia fosse inedita e che del fatto non si siano occupati gli altri giornali, valga per tutti la Repubblica del 4 aprile 2009".
Secca la prima controreplica de Il Fatto:: "Palazzo Chigi dice il procedimento contro Letta è archiviato. La Procura generale della Cassazione dice che è a Lagonegro. Indovinate: chi mente?".
Poi arriva una risposta più articolata. Eccola:  "La direzione de Il Fatto Quotidiano, in relazione alla nota diffusa da Palazzo Chigi precisa che la richiesta di trasmissione degli atti alla Procura di Lagonegro da parte del Procuratore Generale della Cassazione è stata messa a disposizione dei lettori sul sito internet del quotidiano:
www.ilfattoquotidiano.it.
Nel provvedimento pubblicato on line si legge che: "si registra una radicale divergenza di opinioni fra il pm di Potenza e il pm di Roma. Il pm di Potenza ...ritiene concretamente ipotizzabili alcuni reati fine (323,353,640 bis)", cioé abuso d'ufficio, turbativa e truffa. Mentre la Procura di Roma non li ritiene configurabili per varie ragioni. La Procura generale della Cassazione stabilisce che nessuna delle due procure è competente e invia il fascicolo a Potenza perché lo giri a Lagonegro. E aggiunge che "la definizione della competenza allo stato attuale non preclude e anzi sollecita lo svolgimento di opportune indagini". Pertanto la direzione de "Il fatto" conferma che:
1) Gianni Letta è indagato per abuso d'ufficio, truffa e turbativa.
2) I magistrati di Roma non hanno alcuna competenza ad occuparsi dell'indagine sui reati suddetti;
3) La Procura di Lagonegro è stata stimolata a svolgere "opportune indagini" sui presunti reati di abuso, truffa e turbativa descritti nell'articolo odierno de "Il Fatto".
4) I presunti reati del sottosegretario Letta non sono quindi stati oggetto di archiviazione né a Roma né altrove".
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Kla >))°> J

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Kla
Inviato il: 24/9/2009 15:24
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Registrato: 24/11/2005
Da: Latina
Messaggi: 1672
Re: Qualche riflessione

Di seguito il link al sito del "IL FATTO QUOTIDIANO" in cui si precisa su Gianni Letta

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578




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Kla >))°> J

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giucap
Inviato il: 2/10/2009 7:40
Registrato: 13/1/2006
Da:
Messaggi: 827
Re: Qualche riflessione

Articolo interessante di R. Saviano su La Repubblica di oggi.

L'argomento meriterebbe a mio avviso ulteriori approfondimenti. Ad esempio la Gabanelli, bollata come giornilsta di sinistra in questa stupida rappresentazione dell'informazione come guerra tra opposte bande o tifoserie, si è beccata una querela da un consigliere regionale PD per una sua inchiesta su Report. A quando una bella querela a Belpietro o Feltri da parte di Cicchitto o Bondi?

Giulio

Cosa vuol dire
libertà di stampa

di ROBERTO SAVIANO

MOLTI si chiederanno come sia possibile che in Italia si manifesti per la libertà di stampa. Da noi non è compromessa come in Cina, a Cuba, in Birmania o in Iran. Ma oggi manifestare o alzare la propria voce in nome della libertà di stampa, vuol dire altro. Libertà di poter fare il proprio lavoro senza essere attaccati sul piano personale, senza un clima di minaccia. E persino senza che ogni opinione venga ridotta a semplice presa di parte, come fossimo in una guerra dove è impossibile ragionare oltre una logica di schieramento.

Oggi, chiunque decida di prendere una posizione sa che potrà avere contro non un'opinione opposta, ma una campagna che mira al discredito totale di chi la esprime. E persino coloro che hanno firmato un appello per la libertà di informazione devono mettere in conto che già soltanto questo gesto potrebbe avere ripercussioni. Qualsiasi voce critica sa di potersi aspettare ritorsioni. Libertà di stampa significa libertà di non avere la vita distrutta, di non dover dare le dimissioni, di non veder da un giorno all'altro troncato un percorso professionale per un atto di parola, come è accaduto a Dino Boffo.

Vorrei parlare apertamente con chi, riconoscendosi nel centrodestra, dirà: "Ma che volete? Che cosa vi mettete a sbraitare adesso, quando siete stati voi per primi ad aver trascinato lo scontro politico sul terreno delle faccende private erigendovi a giudici morali? Di cosa vi lamentate se ora vi trovate ripagati con la stessa moneta?". Infatti la questione non è morale. La responsabilità chiesta alle istituzioni non è la stessa che deve avere chi scrive, pone domande, fa il suo mestiere. Non si fanno domande in nome della propria superiorità morale. Si fanno domande in nome del proprio lavoro e della possibilità di interrogare la democrazia. Un giornalista rappresenta se stesso, un ministro rappresenta la Repubblica. La democrazia funziona nel momento in cui i ruoli di entrambi sono rispettati.

Per un giornalista, fare delle domande o formulare delle opinioni non è altro che la sua funzione e il suo diritto. Ma un cittadino che svolge il suo lavoro non può essere esposto al ricatto di vedere trascinata nel fango la propria vita privata. E una persona che pone delle domande, non può essere tacitata e denunciata per averle poste. Non è sulla scelta di come vive che un politico deve rispondere al proprio Paese. Però quando si hanno dei ruoli istituzionali, si diventa ricattabili, ed è su questo piano, sul piano delle garanzie per le azioni da compiere nel solo interesse dello Stato, che chi riveste una carica pubblica è chiamato a rendere conto della propria vita.

In questi anni ho avuto molta solidarietà da persone di centrodestra. Oggi mi chiedo: ma davvero gli elettori di centrodestra possono volere tutto questo? Possono ritenere giusto non solo il rifiuto di rispondere a delle domande, ma l'incriminazione delle domande stesse? Possono sentirsi a proprio agio quando gli attacchi contro i loro avversari prendono le mosse da chi viene mandato a rovistare nella loro sfera privata? Possono non vedere come la lotta fra l'informazione e chi cerca di imbavagliarla, sia impari e scorretta anche sul piano dei rapporti di potere formale?

Chi ha votato per l'attuale schieramento di governo considerandolo più vicino ai propri interessi o alle proprie convinzioni, può guardare con indifferenza o approvazione questa valanga che si abbatte sugli stessi meccanismi che rendono una democrazia funzionante? Non sente che si sta perdendo qualcosa?
Il paese sta diventando cattivo. Il nemico è chi ti è a fianco, chi riesce a realizzarsi: qualunque forma di piccola carriera, minimo successo, persino un lavoro stabile, crea invidia. E questo perché quelli che erano diritti sono stati ridotti quasi sempre a privilegi. È di questo, di una realtà così priva di prospettive da generare un clima incarognito di conflittualità che dovremmo chiedere conto: non solo a chi governa ma a tutta la nostra classe politica. Però se qualsiasi voce che disturba la versione ufficiale per cui va tutto bene, non può alzarsi che a proprio rischio e pericolo, che garanzie abbiamo di poter mai affrontare i problemi veri dell'Italia?

Il ricatto cui è sottoposto un politico è sempre pericoloso perché il paese avrebbe bisogno di altro, di attenzione su altre questioni urgenti, di altri interventi. Il peggio della crisi per quel che riguarda i posti di lavoro deve ancora arrivare. In più ci sono aspetti che rendono l'Italia da tempo anomala e più fragile di altre nazioni occidentali democratiche, aspetti che con un simile aumento della povertà e della disoccupazione divengono ancora più rischiosi.

Nel 2003 John Kerry, allora candidato alla Casa Bianca, presentò al Congresso americano un documento dal titolo The New War, dove indicava le tre mafie italiane come tre dei cinque elementi che condizionano il libero mercato quantificando in 110 miliardi di dollari all'anno la montagna di danaro che le mafie riciclano in Europa. L'Italia è il secondo paese al mondo per uomini sotto protezione dopo la Colombia.

È il paese europeo che nei soli ultimi tre anni ha avuto circa duecento giornalisti intimiditi e minacciati per i loro articoli. Molti di loro sono finiti sotto scorta. Ed è proprio in nome della libertà di informazione che il nostro Stato li protegge. Condivido il destino di queste persone in gran parte ignote o ignorate dall'opinione pubblica, vivendo la condizione di chi si trova fisicamente minacciato per ciò che ha scritto. E condivido con loro l'esperienza di chi sa quanto siano pericolosi i meccanismi della diffamazione e del ricatto.
Il capo del cartello di Calì, il narcos Rodriguez Orejuela, diceva "sei alleato di una persona solo quando la ricatti". Un potere ricattabile e ricattatore, un potere che si serve dell'intimidazione, non può rappresentare una democrazia fondata sullo stato di diritto.

Conosco una tradizione di conservatori che non avrebbero mai accettato una simile deriva dalle regole. In questi anni per me difficili molti elettori di centrodestra, molti elettori conservatori, mi hanno scritto e dato solidarietà. Ho visto nella mia terra l'alleanza di militanti di destra e di sinistra, uniti dal coraggio di voler combattere a viso aperto il potere dei clan. Sotto la bandiera della legalità e del diritto sentita profondamente come un valore condiviso e inalienabile. È con in mente i volti di queste persone e di tante altre che mi hanno testimoniato di riconoscersi in uno Stato fondato su alcuni principi fondamentali, che vi chiedo di nuovo: davvero, voi elettori di centrodestra, volete tutto questo?

Questa manifestazione non dovrebbe veramente avere colore politico, e anzi invito ad aderirvi tutti i giornalisti che non si considerano di sinistra ma credono che la libertà di stampa oggi significa sapersi tutelati dal rischio di aggressione personale, condizione che dovrebbe essere garantita a tutti.
Vorrei che ricordassimo sino in fondo qual è il valore della libertà di stampa. Vorrei che tutti coloro che scendono in piazza, lo facessero anche in nome di chi in Italia e nel mondo ha pagato con la vita stessa per ogni cosa che ha scritto e fatto a servizio di un'informazione libera.

In nome di Christian Poveda, ucciso di recente in El Salvador per aver diretto un reportage sulle maras, le ferocissime gang centroamericane che fanno da cerniera del grande narcotraffico fra il Sud e il Nord del continente. In nome di Anna Politkovskaja e di Natalia Estemirova, ammazzate in Russia per le loro battaglie di verità sulla Cecenia, e di tutti i giornalisti che rischiano la vita in mondi meno liberi. Loro guardano alla libertà di stampa dell'Occidente come un faro, un esempio, un sogno da conquistare. Facciamo in modo che in Italia quel sogno non sia sporcato.

Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency ©Riproduzione riservata

Questo articolo sarà pubblicato anche da El Paìs, The Times, Le Figaro, Die Zeit, dallo svedese Expressen e dal portoghese Espresso.


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Vincenzo
Inviato il: 3/10/2009 14:09
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Registrato: 26/12/2005
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Messaggi: 3870
Re: Qualche riflessione

Un pensiero è d'obbligo al nubifragio che ha colpito la Sicilia.

Il numero delle vittime è salito a 20, mentre i feriti, ricoverati in diversi ospedali, sono almeno 40. Dieci i dispersi. Lo ha comunicato l'unità di crisi.

Non ha ucciso la pioggia, però, per quanto violenta. A uccidere sono state la speculazione edilizia e la follia urbanistica.

 




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Qualunque viaggio noi intraprendiamo, noi inseguiamo la felicitā. Ma la felicitā č qui.
Orazio Flacco

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Anonimo
Inviato il: 5/10/2009 10:17
Re: Qualche riflessione

Non di opere faraoniche ed inutili abbiamo bisogno ma di opere di risanamento ambientale Messina, come Soverato, come Sarno e Quindici, erano tutti disastri annunciati e sottovalutati, non è più procrastinabile un intervento massiccio sul sistema idrogeologico del paese e sulle costruzioni realizzate in barba ad ogni criterio, dove si è costruito ed è stato condonato adesso occorrerà intervenire costruendo nuove abitazioni in posti più sicuri (ovunque c'è rischio) ed abbattere quelle a rischio.

http://www.rischioidrogeologico.it/individua.html"justify"> 



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Anonimo
Inviato il: 13/10/2009 20:51
Re: Qualche riflessione

Interessante l’analisi di Anne Applebaum, columnist di affari internazionali del Washington Post,  sul perché gli italiani votano Berlusconi… Tra le altre cose scrive:

 “….. Berlusconi si offre come "specchio degli italiani": di coloro che sono o aspirano ad essere "nuovi ricchi e senza timore di mostrarsi tali", che amano le donne e il calcio ("lui è proprietario del Milan"), fedeli agli amici "al punto di proteggerli dalla legge" e che sanno come divertirsi alle feste. "Una versione caricaturale della vita italiana ideale", scrive la Applebaum. "Con Berlusconi come premier, inoltre, non hai bisogno di prenderti troppo sul serio. Non devi preoccuparti di conoscere la geopolitica o le condizioni del pianeta o la povertà o gli stati fallimentari. Puoi startene a casa, restare poco serio e discutere degli ultimi scandali. Anche questo fa parte del fascino del primo ministro".

 



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Mario41
Inviato il: 14/10/2009 12:25
Registrato: 13/1/2009
Da:
Messaggi: 366
Re: Qualche riflessione

Premesso che ho rispetto di tutte le opinioni, ho qualche riflessione da fare.

Ogni tanto leggo spezzoni di articoli di giornalisti stranieri che criticano i nostri politici, alcuni di noi danno molta importanza se il giornale è americano, inglese, francese o spagnolo, come veri tenutari di verità.

Quello che pensano all'estero della politica italiana, qualunque sia, di destra o di sinistra, me ne frego.

Penso che non ho nulla da vergognarmi come cittadino italiano e nulla da imparare da loro.

Non siamo un popolo di colonizzati.

Ho imparato di leggere tutti i giornali italiani di ogni colore politico, non ho  nessuna preclusione, solo cosi mi faccio una mia idea di quello che secondo me è giusto o sbagliato e ne traggo le conclusioni al voto.

  











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Anonimo
Inviato il: 14/10/2009 14:01
Re: Qualche riflessione
Io invece leggo tutti i giornali che posso, italiani e non; seguo qualsiasi tipo di media e, appena possibile, cerco di ascoltare con le mie orecchie chi dice cosa, e soprattutto non considero preclusa a nessuno la possibilità di esprimere un'opinione, se  adeguatamente informato/a di ciò di cui parla, in qualsiasi parte del mondo si trovi e sulla politica di chiunque......

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giucap
Inviato il: 14/10/2009 14:13
Registrato: 13/1/2006
Da:
Messaggi: 827
Re: Qualche riflessione

La riflessione di Mario41, che naturalmente rispetto, mi porta ad altra riflessione riflessa

Non credo che riportare l'opinione di un terzo, chiunque sia, vada interpretato come indicazione di una verità rivelata, ma semplicemente come indicazione di un punto di vista che può essere interessante (almeno per chi lo riporta) proprio per sviluppare altre riflessioni.

Dico questo anche perché mi capita con una certa frequenza di citare o quotare articoli, non importa se italiani o stranieri.

In genere non credo che un'opinione sia più o meno valida a seconda che venga da un mio connazionale o meno. Per me non è questa la discriminante, quanto piuttosto l'opinione stessa, il merito della questione.

Non credo neanche che ci sia da offendersi se dall'estero la stampa (ma, a leggere in giro blog cui partecipano italiani espatriati, anche la gente comune) esprima giudizi poco lusinghieri su questo o quell'aspetto del nostro Paese. Molto in piccolo, ma somiglia alla "permalosità" degli israeliani quando l'opinione pubblica mondiale si mobilita nei casi più eclatanti di attentati ai diritti umani, che pure ahinoi ci sono, accusando di antisemitismo chiunque osi criticare specifiche azioni politiche.

Se ciascuno dovesse farsi gli affari di casa propria, avremmo avuto il completo genocidio dei musulmani di Bosnia o dei Tutsi in Ruanda, ad esempio.

Esprimere quindi un'opinione a mio avviso non vuol dire praticare colonialismo ideologico, questi giudizi lasciamoli ai regimi autoritari di Russia e Cina.

Che poi gli USA non abbiamo niente da insegnare è a mio avviso un fatto, basti pensare al doppio mandato di Bush Junior! Ma ciò non toglie che le opinioni "esterne" possano aiutare anche ad inquadrare meglio i nostri problemi, e ciò naturalmente vale in ogni Paese.

Poi ciascuno si forma la propria opinione come meglio crede; a mio modestissimo parere la risposta al provincialismo di chi rivolge l'attenzione solo all'estero non può essere l'autarchia informativa: il mondo è bello perché è vario, magari abbiamo alcuni difetti da presbite, che si vedono meglio da lontano piuttosto che da vicino; perché negarci questo punto di vista?

Giulio

 



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